HEINZ  KOHUT 

(1913-1981)


 La Psicologia del Sé

A livello metapsicologico, Kohut tenta di integrare il modello strutturale delle pulsioni col modello delle relazioni oggettuali: per tale motivo Mitchell e Greenberg definiscono la sua metapsicologia come “strategia del modello misto”.

Assume infatti la metapsicologia del Sé come riferimento teorico per lo sviluppo e la psicopatologia del narcisismo, mentre la metapsicologia psicoanalitica rimane il riferimento teorico per la psicologia e la psicopatologia delle relazioni oggettuali, le nevrosi transferali e i conflitti intrapsichici.

L’affermazione più generale estrapolabile dal suo sistema teorico è la seguente: esiste uno sviluppo della personalità narcisistico che muove da uno stato originario di grandiosità arcaica per giungere a un narcisismo più evoluto, sano e costruttivo, su cui si fondano l’autostima e le sane aspirazioni.

Il narcisismo dunque è una dimensione primaria della vita psichica caratterizzata da grandiosità, invulnerabilità e onnipotenza, tutte caratteristiche della mente infantile. L’evoluzione narcisistica della personalità consiste proprio nel dominare, relativizzare e ridefinire queste caratteristiche di onnipotenza e grandiosità, mantenendo la possibilità di recuperarle quando è necessario (ad es. un’impresa eroica) attraverso una regressione reversibile.

Sono acquisizioni proprie del narcisismo maturo le seguenti capacità:

–        creatività

–        produttività non maniacale

–        capacità empatica

–        capacità di riflettere sulla propria caducità: consapevolezza, nel presente, che siamo polvere e polvere ritorneremo; è un’acquisizione del narcisismo maturo ed è, secondo l’autore, un pensiero che dà molta forza rispetto a quanta ne avremmo considerandoci immortali; le tribolazioni e le sofferenze, per fortuna, avranno fine, e tale consapevolezza può sorreggerci nella vita. 

–        umorismo   

–        ironia – capacità di ridere di sé e di scorgere sempre il lato comico di ogni evento, benché drammatico.

–        saggezza

  • IL CONCETTO DEL SE’

Kohut rimane ambiguo rispetto alla definizione del Sé e alle sue relazioni con l’Io.

Attribuisce al Sé funzioni che nella teoria psicoanalitica classica erano svolte dalle tre istanze dell’apparato psichico.

Il Sé è il centro dell’iniziativa.

Dice Kohut: «…Il Sé non è conoscibile nella sua essenza: non possiamo, attraverso l’introspezione e l’empatia, penetrare nel Sé in quanto tale; possiamo solo accedere alle sue manifestazioni psicologiche».

Il SE’ COESIVO ADULTO corrisponde a forme evolute di narcisismo.

Sia il Sé coesivo adulto che le istanze fondamentali dell’apparato psichico originano tutti dalle relazioni narcisistiche ed oggettuali.

  • SE’ NUCLEARE

Kohut ipotizza l’esistenza di un Sé nucleare arcaico e congenito, che esiste sin dalla nascita: è un Sé rudimentale dalle potenzialità innate che vengono favorite o ostacolate dalle interazioni che esso instaura con gli oggetti-Sé arcaici rappresentati dalle figure parentali. I genitori quindi svolgono un’importante ruolo nel far emergere o nell’inibire le potenzialità innate del Sé nucleare del bambino e in tale funzione si rende necessaria una naturale capacità empatica.

Più precisamente gli oggetti-Sé sono delle rappresentazioni arcaiche dell’oggetto investito di libido narcisistica e sperimentato come intimamente connesso al Sé nucleare arcaico infantile (onnipotente). Poichè non è stata ancora raggiunta la fase di separazione-individuazione come descritta dalla Mahler* l’investimento narcisistico, nelle sue forme arcaiche ed evolute, rimanda a un’esperienza soggettiva di controllo, come quello esercitabile sul proprio corpo e mente. Nel caso degli oggetti-Sé, tale esperienza viene proiettata sull’oggetto esterno (genitori) dando origine ad una loro rappresentazione arcaica, definita appunto “oggetto-Sé” in quanto intimamente connessa col proprio Sé nucleare arcaico. Invece gli investimenti oggettuali hanno a che fare con un’esperienza di separazione.

In tale prospettiva l’analista deve saturare le eventuali carenze dello sviluppo ponendosi come l’oggetto Sé mancante, al fine di soddisfare i bisogni narcisistici fondamentali che vengono riattivati nella relazione transferale. Tale posizione mette in discussione l’assunto della teoria psicoanalitica classica in base alla quale l’analista non deve soddisfare i bisogni pulsionali del paziente.

Per motivi didattici, all’interno della dottrina psicoanalitica si distinguono due correnti fondamentali:

1 - La prima deriva direttamente da Freud ed è legata alla concezione pulsionale dello sviluppo psicologico e postula l’esistenza di due pulsioni fondamentali: eros e thanatos.

2 - L’altra corrente è denominata “teoria delle relazioni oggettuali” e prende avvio nel 1941 ad opera di Fairbairn e pone al centro dell’attenzione la dimensione relazionale, partendo dal presupposto che la libido non tende principalmente a soddisfarsi ma a cercare di instaurare rapporti con le persone reali. La psicoanalisi contemporanea si articola attorno a queste idee.

L’opera di Kohut risponde alle caratteristiche del modello misto: egli infatti tenta di integrare la teoria delle pulsioni con la teoria delle relazioni oggettuali. Ciò è quanto tenta di fare nelle sistemazioni teoriche del ’71 e del ’77.

  • SINTESI TEORICA DEL  ‘71

Kohut postula due linee di sviluppo indipendenti e poste in sequenza:

1 - Linea evolutiva narcisistica = sviluppo narcisistico = modello delle relazioni oggettuali o relazionale - fase pre-edipica

2 - Linea evolutiva oggettuale = sviluppo oggettuale = modello pulsionale - fase edipica

Il modello relazionale e il modello pulsionale sono concepiti in sequenza e si riferiscono a due periodi distinti dello sviluppo. Il primo si riferisce allo sviluppo narcisistico della fase pre-edipica, che porta alla formazione del Sé coesivo, che è un prerequisito dell’esperienza edipica in quanto permette l’instaurarsi di relazioni con oggetti veri e propri. Il modello pulsionale invece si riferisce allo sviluppo oggettuale che si verifica nella fase edipica, in cui si manifestano le dinamiche edipiche che comprendono le pulsioni sessuali e aggressive primarie e le misure difensive contro di esse.

1 - Linea evolutiva narcisistica = sviluppo narcisistico - modello relazionale

Il Sé si sviluppa attraverso una graduale separazione dagli oggetti-Sé ( rappresentazioni arcaiche dell’oggetto investito di libido narcisistica e sperimentato come intimamente connesso al Sé nucleare arcaico infantile) e l’interiorizzazione delle funzioni strutturanti che essi hanno svolto, e cioè:

FUNZIONI SVOLTE DAGLI OGGETTI SE’

 - Funzione parentale riflettente  (svolta dall’oggetto-Sé riflettente):  La madre, qui definita come oggetto-Sé riflettente, funge da specchio in cui il bambino vede riflessa le sua fantasticata onnipotenza e grandiosità. Ciò si verifica se la madre manifesta accettazione e orgoglio di fronte alle manifestazioni di onnipotenza e grandiosità del bambino, facilitando in tal modo un’introiezione trasmutante positiva e quindi la strutturazione di un Sé sano e coesivo.

Una carenza in tale funzione porta allo sviluppo di psicopatologie del Sé.

- Funzione di accoglimento (svolta dall’oggetto-Sé idealizzato): E’ la funzione di accoglimento del bisogno di idealizzazione delle figure parentali. Il bambino ha bisogno di formare un’immagine idealizzata dei genitori, o di uno dei due, e di sentirsi fuso a questo oggetto-Sé idealizzato. Tale fusione gli consente di sentirsi al riparo dall’angoscia attraverso la percezione inconscia della calma dell’oggetto di fronte ai pericoli esterni. Il bambino infatti, in questa fase, esperisce gli stati emotivi dell’oggetto come se fossero i propri; se l’oggetto (madre) non è in grado di rapportarsi empaticamente o incute spavento reagendo con risposte ipocondriache, maniacali, depressive o con il rifiuto, il bambino è coinvolto in una fusione nociva da cui tenta disperatamente di fuggire con esiti spesso autodistruttivi.

Quindi, nel corso di uno sviluppo normale, vengono a crearsi due tipi di configurazioni relazionali tra il Sé e gli oggetti-Sé:

1 - La prima configurazione relazionale (fase pre-edipica) è espressa dalla proposizione «Io sono perfetto e tu mi ammiri» e il Sé grandioso e onnipotente è legato ad oggetti-Sé rispecchianti.

Il bambino cerca di salvare il narcisismo originariamente onnicomprensivo concentrando la perfezione e il potere sul Sé, qui definito come Sé grandioso.

2 - La seconda configurazione relazionale detta “relazione narcisistica idealizzante” (fase pre-edipica) è espressa dalla proposizione «Tu sei perfetto (oggetto-Sé idealizzato) ed io sono parte di te (fusione)» in cui il bambino cerca di salvare una parte della perduta esperienza narcisistica totale attribuendola ad un oggetto-Sé arcaico e rudimentale (transizionale): l’imago parentale idealizzata.

Secondo Kohut, la creazione dell’oggetto-Sé idealizzato e quella dell’oggetto-Sé rispecchiante sono due aspetti della stessa fase evolutiva e cioè si verificano contemporaneamente e non in successione. Di fatto il narcisismo originario è un precursore dell’amore oggettuale e subisce un’evoluzione in due direzioni di cui il Sé grandioso e l’imago parentale idealizzata sono tappe più o meno simultanee.

Tornando allo sviluppo del Sé, vediamo che esso si forma attraverso un processo di “interiorizzazione transmutante” delle due funzioni inizialmente svolte dai due oggetti-Sé riflettente e idealizzato, e che dà origine ad un Sé costituito da due poli rappresentati dalle due configurazioni relazionali narcisistiche su descritte.

Secondo Kohut (1977) tra questi due poli del Sé verrebbe a formarsi un gradiente energetico definito “arco di tensione” che è il presupposto energetico e motivazionale all’attività umana, visto che ogni tipo di impresa presuppone una certa ambizione e degli ideali guida.

Il nucleo centrale di un Sé sano e coesivo si incentra su entrambi i poli o su uno dei due, dal momento che l’uno può compensare le carenze dell’altro. Infatti la formazione dell’imago parentale idealizzata è la possibilità alternativa di realizzare il Sé nucleare una volta che le naturali ambizioni (esibizionismo e grandiosità) del Sé grandioso arcaico siano state frustrate da un oggetto-Sé speculare non empatico e cioè carente nella funzione riflettente.

Se il nucleo centrale del Sé sano si incentra maggiormente sull’introiezione della funzione parentale riflettente, la personalità sarà incentrata sulla tendenza alla primitiva grandiosità e al primitivo bisogno esibizionistico del Sé grandioso e arcaico (o Sé infantile), trasmutato in una sana ambizione e sicurezza di sé stessi.

Se invece il nucleo centrale del Sé sano si incentra maggiormente sull’introiezione della funzione di accoglimento, in seguito al depotenziamento della grandiosità dell’imago parentale idealizzata (oggetto-Sé arcaico) interiorizzata, la personalità sarà orientata verso valori e ideali saldi e perseguibili.

  • SE  GRANDIOSO, OGGETTO-SE’ IDEALIZZATO E PRINCIPIO DI REALTA’

In condizioni favorevoli alla formazione di un Sé sano e coeso, sia il Sé grandioso che l’oggetto-Sé idealizzato introiettati devono essere ricondotti al principio di realtà. Questo è possibile solo se il bambino gode di adeguate relazioni narcisistiche con genitori sufficientemente empatici. Una mancanza cronica di empatia, attribuibile ad una patologia dei genitori, impedisce il processo di introiezione trasmutante. Al contrario un atteggiamento empatico misurato e non eccessivo lo favorisce e cioè un graduale venir meno dell’atteggiamento empatico determina un graduale adattamento alla frustrazione e facilita la strutturazione di un Sé sano: la frustrazione è infatti un fattore fondamentale dello sviluppo psichico. In tal modo l’onnipotenza narcisistica originaria si può trasformare in un narcisismo sano.

Se invece il bambino subisce gravi traumi narcisistici, il Sé grandioso si conserva nella sua forma inalterata. Se la delusione traumatica proviene dall’adulto idealizzato, allora anche l’imago parentale si conserverà in modo inalterato. Ciò è alla base di molte patologie.

Mentre il Super-Io deriva dall’introiezione dell’oggetto edipico, la struttura fondamentale dell’Io deriva dall’introiezione trasmutante dell’oggetto pre-edipico, l’oggetto-Sé.

L’imago parentale idealizzata costituisce l’esperienza psichica fondamentale per gli aspetti ideali del Super-Io della fase edipica.

In altre parole le relazioni tra Sé e oggetto-Sé consentono di interiorizzare le tre componenti di base di un Sé coesivo, autostima, ambizioni e ideali, attenuate dei loro aspetti arcaici e ricondotte al principio di realtà, come strutture permanenti di un Sé evoluto, mobilitando le attitudini e le capacità dell’individuo.

  • AUTOSTIMA

Il concetto di autostima è un elemento chiave dello sviluppo narcisistico. Nelle persone molto giovani la stima è quasi sempre eterodiretta e cioè si fonda sul giudizio esterno; l’atteggiamento dei genitori risulta essere molto importante nel far emergere un buon livello di autostima nel bambino; e ciò è reso possibile sempre da adeguate relazioni narcisistiche con genitori sufficientemente empatici e con un buon livello di autostima.

Con la maturazione psicologica l’autostima non si baserà più sulle conferme degli altri ma da proprie autovalutazioni.

  • SINTESI TEORICA DEL ‘77

In questa teorizzazione Kohut sferra un attacco decisivo alla teoria pulsionale, sostenendo che l’elemento centrale su cui si fonda la vita psichica non è l’istinto (pulsioni di autoconservazione) o il perseguimento del piacere (riduzione della tensione pulsionale - pulsioni sessuali), ma è la ricerca di relazione (anche se formalmente tenta di conciliare il modello pulsionale con quello relazionale).

Infatti, la pura ricerca del piacere (soddisfacimento pulsionale) e le manifestazioni di rabbia distruttiva e autodistruttiva, sono frutto di un deterioramento dell’attività psichica indotto da un’offesa narcisistica al Sé in cui il bambino viene ferito nei suoi bisogni narcisistici basilari da un oggetto-Sé insensibile, non empatico; la comparsa di aggressività distruttiva e di un piacere fine a se stesso, indica una condizione patologica del Sé nucleare.

La motivazione primaria è la relazione e non la pulsione; questa è una concezione assai evoluta della psiche umana condivisa da numerosi autori moderni come Fairbairn, Winnicott e Bion.

Anche il periodo edipico non dovrebbe costituire una fase drammatica per il bambino, poiché essa è una fase normale dello sviluppo; anche quì, per garantire un’esperienza edipica non patologizzante, i genitori dovrebbero sintonizzarsi empaticamente con la situazione interna del bambino e accettare con gioia e orgoglio i suoi sentimenti edipici; ciò può non avvenire per complessi irrisolti dei genitori o pregiudizi collettivi.

Kohut, anche in questa teorizzazione, non abbandona del tutto il modello pulsionale, ma lo mette solo in discussione, tentando al contrario di conciliarlo, secondo il principio di complementarità, al modello relazionale e cioè alla Teoria del Sé; sostiene infatti che l’approccio pulsionale si riferisce al conflitto pulsionale, mentre il modello relazionale alla lotta per un Sé integrato e coesivo; entrambe i modelli possono essere utilizzati per l’interpretazione della maggior parte del materiale clinico.

Tuttavia, nei fatti, tali modelli non sono affatto complementari: le pulsioni sessuali ed aggressive sono considerate come una conseguenza della frustrazione dei sani bisogni narcisistici del bambino; ma come fa, una teoria che vede le configurazioni relazionali come primarie e le pulsioni come suoi derivati ad essere complementare ad una teoria che vede le pulsioni alla base delle configurazioni relazionali?

  • PATOLOGIA

La patologia, secondo Kohut, nasce dall’inadempienza inconsapevole del genitore rispetto al suo ruolo di oggetto-Sé.

  • LA PSICOTERAPIA

Secondo Kohut, la psiche si struttura attraverso i rapporti e, se il danno è stato provocato da una relazione inadeguata, sarà una nuova relazione a ripararlo. La psicoterapia fornisce la possibilità di un nuovo rapporto.

Nei casi di psicopatologia del Sé, a seconda del punto di fissazione verificatosi nel corso dello sviluppo, nella relazione terapeutica si attivano specifici transfert narcisistici:

1 -      Transfert speculare - attivazione, nella relazione analitica, del bisogno narcisistico di relazione con l’oggetto-Sé riflettente. Qui il punto di fissazione è nella relazione con un inadeguato oggetto-Sé riflettente (insufficiente funzione riflettente).

2 -      Transfert idealizzante - attivazione, nella relazione analitica, del bisogno narcisistico di relazione con l’oggetto-Sé idealizzato. Qui il punto di fissazione è nella relazione con un inadeguato oggetto-Sé idealizzato (insufficiente funzione idealizzante).

3 -      Transfert gemellare o alteregoico - Kohut, nelle sue concezioni finali, ha individuato una terza forma di relazione narcisistica Sé/oggetto-Sé che rappresenta una terza possibilità di edificare un Sé nucleare coesivo dopo che sono rimasti inappagati i bisogni di rispecchiamento e di idealizzazione. E’ un transfert che si sviluppa con un oggetto narcisistico sentito come profondamente affine a sé (quindi non si tratta necessariamente dell’analista), col quale si condividono valori, interessi, piacere e dispiacere. Tale oggetto-Sé compensatorio investito narcisisticamente è vissuto come straordinariamente somigliante alla propria persona. Tale relazione è rappresentata dalla proposizione: «Noi due siamo veramente simili». In tal modo si possono spiegare le esperienze riparatorie di alcune relazioni fondamentali, come alcune amicizie o amori.             

Le caratteristiche narcisistiche del transfert vengono abbandonate nel momento in cui il paziente, grazie alle gratificazioni narcisistiche offerte dall’oggetto-Sé compensatorio ed empatico (terapeuta, amico, amore), ha ripercorso le fasi evolutive impedite dall’insuccesso delle relazioni primarie. Gli inevitabili fallimenti empatici dell’oggetto-Sé analista, consentono il progressivo consolidamento del Sé.

Se queste funzioni (riflettente e di accoglimento) rimangono esterne al Sé, e cioè non vengono interiorizzate, si avrà una totale dipendenza dell’individuo dall’oggetto e sarà impossibile stabilire una vera relazione oggettuale poiché l’altro costituirà sempre il supporto narcisistico esterno di una struttura interna mancante. Mentre il paziente comincia a vedere l’analista in termini sempre più realistici, egli contemporaneamente acquisisce una maggiore autonomia e diventa capace di generare valori e ideali personali che lo spingeranno ad agire in modo creativo senza l’appoggio dell’altro come oggetto-Sé narcisistico riflettente o idealizzato.

Quindi la mancata interiorizzazione delle funzioni svolte dall’oggetto-Sé riflettente e idealizzato, determinano un mancato sviluppo del Sé nucleare e quindi del narcisismo, che si fissa alla fase pre-edipica e mantiene l’individuo in una modalità relazionale in cui l’altro assume il ruolo di una parte mancante del Sé, e cioè il ruolo di un oggetto-Sé riflettente o idealizzato, impedendo così l’instaurarsi di veri relazioni oggettuali.              

Kohut tuttavia sostiene che non si può superare completamente la dipendenza da un oggetto narcisistico esterno.            

  •  EMPATIA

Per Kohut l'empatia ha, almeno come origine storica, radici narcisistiche. Sin dall’inizio (1957) Kohut considerava l’empatia come lo strumento terapeutico principale.

Anche Freud, che inizialmente sosteneva la necessità da parte del terapeuta di porsi come uno specchio, imparziale ed emotivamente freddo, successivamente concluse che l’empatia fosse l’unico mezzo per comprendere la vita psichica di un altro essere umano. Alla base di tale affermazione probabilmente fu la consapevolezza dell’importanza del transfert e del controtransfert nella buona riuscita dell’analisi, consapevolezza a cui subordinò la tecnica dell’interpretazione, affermando che la resistenza può essere vinta dall’attesa paziente del terapeuta che non deve ferire l’amor proprio del paziente con interpretazioni intempestive (ossia che non si verificano nel momento opportuno) e moralistiche, ma porre la sua attenzione affettuosa che definì come “comprensione simpatica”.

A differenza dei suoi seguaci, Freud stesso, anche se in modo ambiguo e ambivalente, non estromise mai dal campo analitico l’affetto e la gratificazione.              

Kohut ritiene che empatia, affetto e gratificazione siano gli elementi fondanti della psicoterapia. La terapia si fonda sulla gratificazione compensatoria dei bisogni narcisistici offesi nell’infanzia del paziente. La psicoanalisi invece ha da sempre assunto una posizione rigida rispetto alla gratificazione analitica non ritenendo opportuno che l’analista soddisfi le pulsioni del paziente. Tale posizione rigida secondo Kohut dipende dall’influenza di due valori morali tipici della nostra cultura: l’imperativo di conoscere se stessi e l’ideale dell’indipendenza. Se tali valori vengono introdotti nella prassi analitica in modo superegoico, gli effetti possono essere distruttivi.

L’atteggiamento dell’analista deve mostrare costanza, affidabilità e rispetto della peculiare identità del soggetto, che deve essere lasciato libero di crescere secondo il proprio programma nucleare, senza interferire con tale sviluppo.

In sostanza l’analista, attraverso il suo ruolo di oggetto-Sé empatico, deve solo risanare il narcisismo ferito del paziente, dopo di che si faranno strada da sole le risorse del Sé nucleare.

La ricostruzione del passato e l’interpretazione del presente alla luce dei conflitti interiori, sono subordinate alla disponibilità emotiva del paziente ad accogliere contenuti che potrebbero ferire il suo narcisismo già traumaticamente ferito.

  • CREATIVITA’ E NARCISISMO

La Creatività è un’acquisizione fondamentale del Sé coesivo adulto e rappresenta una delle forme evolute del narcisismo.

Kohut, conoscitore sensibile del mondo dell’arte, ha addotto numerose prove dalla cultura artistica che testimoniano l’intimo e indissolubile rapporto tra creatività e narcisismo. Ad esempio una prova a favore della natura narcisistica dell’atto creativo deriva dal rapporto tra artista ed opera: l’opera assume per l’artista la stessa funzione che hanno gli oggetti-Sé narcisitici per il bambino. Il prodotto è vissuto in genere come un’estensione del Sé, e ciò spiega numerosi fenomeni come la difficoltà a separarsi dall’opera compiuta e la sofferenza a vederla modificata da altri. La paura che il proprio atto creativo sia giudicato negativamente o il fatto che la nostra opera sia “inadeguata” e da modificare produce una vera e propria ferita narcisistica, un violento attacco alla propria autostima (aspetto questo del narcisismo maturo).

Anche nella persona comune è riscontrabile la natura narcisistica dell’atto creativo: ad esempio il lasciare un problema irrisolto produce un disagio riconducibile ad uno squilibrio narcisistico, che da solo basta a motivare l’individuo verso la soluzione (se l’individuo è sano).

  • PREGIUDIZIO DELLA PSICOANALISI SUL NARCISISMO

Solitamente, soprattutto nell’ambito psicoanalitico classico, la dimensione narcisistica viene considerata in senso negativo. Anche Kohut denuncia tale pregiudizio che incombe in ambito psicoanalitico sostenendo che esso sia sostenuto dalla cultura occidentale che vede nell’altruismo la meta ideale della realizzazione umana. In tal senso il narcisismo viene considerato in contrapposizione all’amore oggettuale. Del resto lo stesso Freud sosteneva che lo stabilire relazioni oggettuali mature comportasse un aumento della libido oggettuale e una diminuzione di quella narcisistica (sia la libido oggettuale che la libido narcisistica attingono allo stesso serbatoio, per cui l’aumento dell’una comporta necessariamente la diminuzione dell’altra).

Kohut rifiuta la teoria freudiana del tubo a U, sostenendo invece che alcune delle più intense relazioni oggettuali siano essenzialmente di tipo narcisistico. Di fatto nel narcisismo (amore di sé) sono radicati l’autostima, la fiducia in se stessi e la capacità di affermarsi, tutti fattori indispensabili a stabilire rapporti oggettuali maturi. Lo stabilirsi di relazioni oggettuali mature quindi non comporta un ritiro della libido narcisistica a favore di quella oggettuale, al contrario il narcisismo è un prerequisito di tali relazioni.

* Mahler Margaret  si occupò della psicosi simbiotica infantile e studiò la coppia madre-bambino in condizioni patologiche e normali.

Ipotizzò 3 fasi dello sviluppo infantile:

1 – Fase autistica normale (1° mese) – prevalere dei bisogni fisiologici e ridotto investimento sugli stimoli esterni.

2 – Fase simbiotica normale (dal 2° al 5° mese) – vaga consapevolezza dell’oggetto materno con il quale però il bambino si sente ancora fuso.

3 – Fase di separazione-individuazione (dal 5° al 36° mese) - il bambino prende coscienza di essere separato dalla madre cominciando a percepire una propria identità .

 

 

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