MALTRATTAMENTI E ATTACCAMENTO


Diversi studi hanno evidenziato una correlazione tra il modello di attaccamento sviluppato ed episodi di maltrattamento subìti nell'infanzia.

  • DIFFERENZE TRA PRIMOGENITO MALTRATTATO E SECONDO NON MALTRATTATO

Da una ricerca di Lynch su un gruppo di bambini che avevano subito violenze fisiche da parte delle loro madri che però avevano risparmiato i secondogeniti, risultò che a determinare tale differenza siano state principalmente le esperienze peri e post natali della madre. I bambini maltrattati, con maggiore incidenza rispetto ai fratelli non maltrattati, erano nati dopo una gravidanza difficile ed erano stati separati dalla madre nelle 48 ore successive al parto. Inoltre sia madre che piccolo erano stati malati nel primo anno dopo il parto.

  • ATTACCAMENTO E COLLERA 

Secondo Bowlby, spesso la collera verso una persona amata è innescata dalla paura di perderla:  entro certi limiti quindi è finalizzata a proteggere una relazione di estrema importanza per l’individuo ed ha quindi valore adattivo. Ma quando è eccessiva perde il suo valore adattivo ed è espressione di un’anomalia nel comportamento dell’attaccamento dovuta, in origine, alle influenze negative di un ambiente affettivo scarsamente sensibile alle esigenze del neonato.

Le relazioni entro le quali può svilupparsi questo tipo di collera sono due: tra partner sessuali e tra genitori e figli. Il tono di umore di fondo di ciascun individuo è fortemente determinato dall’andamento di queste relazioni; finché esse funzionano bene, egli è contento e soddisfatto; quando sono in pericolo sviluppa angoscia e collera; quando è causa della perdita sviluppa senso di colpa e quando si spezzano è triste e depresso.

 

  •  MALTRATTAMENTO DEI FIGLI DA PARTE DELLE MADRI

Spesso le madri che maltrattano i propri figli sono descritte come soggette a periodi di ansia e a scoppi di collera violenta, impulsive, immature, diffidenti e riluttanti a intrecciare relazioni interpersonali profonde; spesso esse sono socialmente isolate.

Di solito l’infanzia di queste madri è stata difficile ed esse stesse sono state vittima di maltrattamenti.

Secondo Bowlby in molti casi queste madri si aspettano dal figlio quelle cure che non hanno avuto dai genitori e cadono in collera quando è il bambino a chiederne, come risulta da una ricerca in cui si trovò che le madri che maltrattavano i figli, poste di fronte al bambino che piangeva sviluppavano più fastidio e collera delle madri che non maltrattavano i figli.

Spesso inoltre le madri che hanno subito maltrattamenti e violenze fisiche hanno interiorizzato questi schemi comportamentali e, una volta adulte, sono più inclini ad attuarle con i loro stessi figli.

 

  • MALTRATTAMENTI: RICERCA  DI  DE LOZIER

DeLozier evidenziò in una sua ricerca che la maggior parte delle donne del campione che avevano maltrattato i figli erano estremamente sensibili alle situazioni di separazione. Queste donne inoltre, pur desiderando intensamente attenzioni e cure amorevoli, si aspettavano solo rifiuti e comunque non contavano sull’aiuto dei genitori in caso di difficoltà. Infine molte di queste madri ricevettero dai loro genitori ripetute minacce d’abbandono o di venire picchiate.

 

  • BAMBINI MALTRATTATI: CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI  e  SVILUPPO SOCIOEMOTIVO

Spesso i bambini vittime di maltrattamenti sono descritti come ansiosi, dipendenti, inibiti, passivi, depressi ed anche aggressivi. Spesso l’espressione emotiva è tenue e ambigua e questi bambini difficilmente prendono parte al gioco e se lo fanno, non sembrano divertirsi.

Sul piano socioaffettivo mostrano delle difficoltà come risulta da uno studio condotto da Main e George. In esso risultò come i bambini maltrattati rispondessero ad un approccio amichevole iniziato da un altro con l’evitamento o comunque con un comportamento ambivalente di avvicinamento-evitamento. Inoltre si dimostrarono assai più aggressivi dei bambini del gruppo di controllo sia verso i coetanei che verso gli adulti. Si osservò poi che gli attacchi aggressivi erano rivolti maggiormente verso gli adulti a cui il bambino era maggiormente legato.

Da uno studio di Gaensbauer e Sands risulta che i bambini maltrattati mostrano maggiore indifferenza di quelli non maltrattati di fronte alla sofferenza di un altro bambino. I primi reagivano con paura e aggressività cercando spesso di azzittire il bambino sofferente con mezzi coercitivi, mentre i secondi cercavano di confortarlo.

Questo dimostra che alcuni schemi comportamentali di risposta a certe situazioni vengono interiorizzati sin da piccoli. Ciò tuttavia non è un destino inevitabile; al contrario se le cure parentali migliorano, questi schemi possono essere modificati.

 

  • VIOLENZA DEGLI UOMINI CONTRO LE MOGLI

Da alcuni studi risulta che una certa percentuale di uomini picchiano le proprie mogli.

Numerosi studi hanno messo in evidenza come assai spesso questi uomini siano stati essi stessi maltrattati e vittime di violenze a volte brutali, o comunque avessero trascorso la loro infanzia in una famiglia in cui il rapporto tra i genitori era dominato dalla violenza.

In molti casi le esplosioni di violenza contro la moglie sono improvvisi e apparentemente ingiustificati. Ciò che stupiva gli operatori sociali era che questi matrimoni comunque duravano così a lungo; ciò che emerse era che nonostante le manifestazioni di violenza e rabbia, ciascun partner era profondamente legato all’altro con una forma di attaccamento angoscioso. Il picchiare, le minacce di suicidio e di andarsene, l’imprigionare la moglie a casa o il cacciarla fuori di casa, per poi comunque andarla a riprendere per strada, erano tutte tecniche finalizzate ad impedire l’abbandono da parte dell’altro.

 

  • PREVENZIONE DELLA VIOLENZA IN FAMIGLIA

Bowlby descrive l’ “Home-start”, un servizio di sostegno alle famiglie in difficoltà in cui delle volontarie, sotto la supervisione di un operatore sociale, dopo un corso di settimane, su invito della famiglia bisognosa e senza alcun vincolo di frequenza delle visite, vanno a far visita a tali famiglie per dar loro un sostegno soprattutto sul piano affettivo ma anche su quello pratico al fine di alleggerire il carico di stress di madri inclini ai maltrattamenti. Il fatto che siano volontarie a svolgere questo lavoro presenta vantaggi sia in termini di disponibilità di tempo da dare alle madri bisognose, sia in termini di possibilità di stabilire una relazione alla pari in cui si possa verificare un aperto confronto; spesso queste volontarie sono esse stesse madri e possono fornire, attraverso l’esempio diretto, consigli preziosi su come essere buoni genitori. Sembra che tale sistema funzioni bene.

 

 

 

DROGHE E SOSTANZE