POTENZIALI  EVOCATI

 

 

I Potenziali Evocati sono onde EEG (elettroencefalografiche) che riflettono abbastanza fedelmente il decorso degli impulsi nervosi determinati da stimolazioni sensoriali lungo tutto il Sistema Nervoso. Può essere definito come una forma di rappresentazione grafica del decorso dello stimolo lungo tutto il SN, dalla periferia alla corteccia cerebrale.

 

In generale l’EEG registrato dopo la presentazione di uno stimolo presenta due componenti:

 

-       Segnale = che riflette la variazione del potenziale elettrico (voltaggio) indotta dallo stimolo.

 

-       Rumore = che riflette l’attività EEG casuale di fondo.

 

Spesso il rumore è talmente intenso da mascherare completamente la variazione di potenziale indotta dallo stimolo.

Per tale ragione si utilizza la tecnica di soppressione statistica del rumore detta “neuroaveraging” (o “neuromediazione” o “media correlata”), che consiste nel calcolo (effettuato da un computer) della media statistica dei potenziali elettrici determinati da un certo numero di stimolazioni sensoriali, tutte effettuate col medesimo stimolo.

In pratica il computer calcola la media dei potenziali elettrici (in mV) di tutti i tracciati a partire dal momento 0 ad un msec., poi da 1 msec. a 2 msec., ecc.

In tal modo, essendo la media statistica del voltaggio del rumore uguale a zero (poiché è determinato dall’attività casuale), quest’ultimo viene cancellato dalla procedura che quindi mette in risalto solo le variazioni di potenziale elettrico determinate dallo stimolo.

Quanto maggiore è il numero delle stimolazioni tanto maggiore sarà la definizione del tracciato del PE.

 

L'ampiezza dei PE varia da meno di 1 mV a centinaia di mV.

 

 

COMPONENTI PRECOCI, INTERMEDIE E TARDIVE

 

Le componenti dei PE vengono denominate sulla base del loro tempo di latenza e cioè del tempo che intercorre tra la stimolazione e la loro comparsa (es.: P1 o P100 dopo 100 ms, P=positiva, N=negativa); sulla base della latenza si distinguono componenti precoci, intermedie e tardive.

 

In generale le componenti precoci (o primarie) sono quelle con una latenza entro i 100 ms; le componenti tardive o secondarie dai 100 ms in su.

 

Nei PEA le componenti precoci sono rappresentate dai BAERs o potenziali tronco encefalici acustici, caratterizzati da 7 componenti con una latenza entro i 10 ms. Quelle tardive hanno una latenza uguale o maggiore dei 100 ms (P1, N1, P2, N2, P3, ecc., fino a 650 ms).

Nei PEV le componenti precoci sono tutte quelle che hanno una latenza  < 100 ms, mentre le componenti tardive ³ 100 ms.

Il PEV si registra sulle aree occipitali dello scalpo in seguito a una stimolazione visiva; rappresenta l'andamento dell'impulso nervoso che dalla retina si propaga ai corpi genicolati laterali del talamo e quindi alla corteccia occipitale.

 

 

Potenziali tronco encefalici (precoci) = hanno una latenza di 10-20 ms e rappresentano l’attività elettrica del tronco encefalo; per questo sono definiti Potenziali tronco-encefalici o Potenziali dei campi remoti, molto evidenti nella modalità acustica in cui sono denominati BAERs.

 

P100 (componente tardiva – o secondaria) = ha una latenza di 100 ms e riflette l'elaborazione delle caratteristiche fisiche dello stimolo a livello delle cortecce primarie, come il timbro, il tono e l’intensità nel caso di uno stimolo acustico; riflette anche operazioni pre-attentive come nel caso della N100 che riflette il processo di disaccoppiamento tra stimolo target e stimoli standard e cioè il soggetto si accorge che è cambiato qualcosa pur non avendo prestato attenzione allo stimolo.

 

P300 (componente tardiva – o secondaria) = ha una latenza di circa 300 ms nella modalità visiva, più lunga nelle altre modalità sensoriali; è espressione di livelli avanzati di elaborazione dell'informazione.

 

Ogni tipo di disturbo dovuto alla compromissione della funzionalità del SN determina alterazioni nell’andamento dei PE. Di solito si hanno rallentamenti della conduzione degli impulsi lungo strutture danneggiate: è quanto si osserva nella sclerosi multipla, nel morbo di Alzheimer e nel morbo di Parkinson, disturbi nei quali i PE sono utilizzati come strumenti diagnostici (anche ipoacusie neurosensoriali).

 

 

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