TEORIA DELLA GESTALT E APPRENDIMENTO
Riguardo le teorie dell’apprendimento i gestaltisti (esponenti della Teoria della Gestalt) possono essere considerati tra gli antesignani del Cognitivismo in quanto hanno posto l’attenzione sul ruolo delle variabili interne nel processo di apprendimento, variabili scartate a priori dal comportamentismo in quanto non direttamente osservabili e quantificabili (come il comportamento manifesto).
Ma, a differenza dei cognitivisti, i gestaltisti non hanno proposto dei modelli suscettibili di verifiche sperimentali.
Per i gestaltisti il comportamento è sempre determinato dal fine che il soggetto si pone e questo vale anche per l’apprendimento che consiste nell’acquisizione della capacità di attuare comportamenti/risposte appropriati a determinate classi di situazioni.
Si parla di classi di situazioni in quanto, per i gestaltisti, l’apprendimento di una risposta ad uno o più stimoli di una classe di stimoli, conferisce all’individuo la capacità o potenzialità di rispondere adeguatamente anche a tutti gli altri stimoli della stessa classe. Ad esempio, lo studente che apprende le regole dell’algebra le può applicare con successo a infinite espressioni algebriche, ossia infinite situazioni stimolo: egli impara cioè a rispondere appropriatamente a tutta la classe di stimoli “espressioni algebriche” per raggiungere il fine “soluzione corretta e quindi bel voto”.
Lo stesso vale anche quando uno scimpanzè apprende a usare uno strumento come il bastone per risolvere il problema “raggiungere il cibo” al fine di mangiare. Esso saprà utilizzare il bastone per risolvere problemi nuovi, mai capitatigli in precedenza: quindi apprendimenti specifici verificatisi in situazioni specifiche vengono generalizzati ad altre situazioni nuove.