Cos'è la Balbuzie?



La Balbuzie coinvolge circa l’1% dei bambini e compare tra i 3 e i 5 anni.

Si possono distinguere due forme: la balbuzie tonica, che consiste nella difficoltà di emettere un suono per un certo periodo di tempo e la balbuzie clonica, che consiste nella ripetizione ininterrotta ed esplosiva di una sillaba.



A influenzare lo stato psicoaffettivo alla base della balbuzie sono fattori sia legati alla personalità che all’ambiente sociale del bambino.





Terapie e cause della balbuzie



La balbuzie infatti non può essere considerata soltanto come un disturbo del linguaggio: in questo caso si tende ad intervenire solo in tale ambito, ricorrendo ad uno specialista del linguaggio (logopedista) e all'uso di tecniche ed esercizi di respirazione e linguistici.

Questo disturbo va considerato da un punto di vista più ampio, che riguardi gli aspetti comportamentali, psicologici e relazionali del bambino.

Spesso infatti esso insorge improvvisamente ed inaspettatamente, dopo un periodo di espressione linguistica “normale”, in seguito ad un'esperienza in qualche modo traumatica per il bambino, come ad esempio la separazione dei genitori, un allontanamento fisico o psicologico di uno dei genitori, come nel caso di una malattia che comporti l'ospedalizzazione ecc.



In altri casi la balbuzie può essere considerata come un sintomo di un disturbo più generale o di una personalità ansioso-fobica, che si manifesta in particolar modo in momenti di stress o di forte ansia, come ad esempio in tutte le situazioni sociali che implichino il giudizio degli altri.



Secondo alcuni autori la balbuzie simboleggerebbe la volontà del bambino di non allontanarsi dalla madre a causa di una insana interazione tra madre e bambino che rende difficoltoso ed eccessivamente angosciante per il bambino un qualsiasi distacco da lei; in tal modo non si instaura l’indispensabile distanza tra madre e bambino che la comunicazione verbale consente.



L'approccio terapeutico più efficace risulta dunque un approccio integrato, che consenta la collaborazione tra logopedista, psicologo e famiglia del paziente.

 

 

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