Neuropsicologia delle emozioni
CONTROLLO CORTICALE DELLE EMOZIONI
Numerose ricerche hanno evidenziato un legame fra lesioni frontali e alterazioni delle emozioni assai più marcato di quelle osservate nelle lesioni delle aree corticali posteriori.
Secondo Nauta l'importanza dei lobi frontali nel controllo e nella modulazione delle condotte emozionali, può essere spiegata anche su base anatomica. In particolare dal fatto che la corteccia frontale, ed in particolar modo quella prefrontale, è collegata attraverso connessioni reciproche sia al sistema limbico che a tutte le altre aree corticali sensoriali di associazione, senza contare il talamo e la formazione reticolare. A questo livello dunque convergono informazioni provenienti sia dall'ambiente esterno che da quello interno all'organismo e quindi si ritiene che, a questo livello, si verifichi l'integrazione tra gli aspetti cognitivi ed emozionali delle esperienze.
A fronte della grande eterogeneità dei sintomi osservati nei pazienti frontali, secondo Blumer l'apatia, l’abulia, l'incapacità di anticipazione e la mancanza di iniziativa e motivazione, sarebbero legati a danni a carico delle aree frontali dorso-laterali. Invece la disinibizione e la mancanza di interesse per gli altri sarebbero legate a lesioni della corteccia orbitale.
Inoltre i lobi frontali svolgono un ruolo importante nella produzione intenzionale o non intenzionale delle espressioni emozionali.
Riguardo la comprensione delle espressioni emozionali i dati sono contrastanti.
ETEROGENEITA’ DELLE EMOZIONI NEI PAZIENTI FRONTALI
I sintomi osservati nei pazienti che hanno subito lesioni ai lobi frontali sono eterogenei.
In alcuni casi infatti essi mostrano condotte emozionali e sociali inappropriate, assenza di inibizioni, una tendenza ad una inappropriata familiarità, con giochi di parole piuttosto colorite e spesso a contenuto sessuale.
In altri casi si osservano apatia, abulia, mancanza di iniziativa e spontaneità, incapacità di anticipazione e pianificazione e povertà di espressioni emozionali mimiche e vocali nel corso delle interazioni sociali, oppure indifferenza ai problemi delle altre persone, instabilità ed egocentrismo.
Tale eterogeneità dei sintomi può essere attribuita, oltre che alle differenze soggettive delle personalità dei pazienti, anche alla diversa localizzazione della lesione e alla diversa eziologia. Secondo Blumer l'apatia, l’abulia, l'incapacità di anticipazione e la mancanza di iniziativa e motivazione sarebbero legate a danni a carico delle aree frontali dorso-laterali; mentre la disinibizione e la mancanza di interesse per gli altri a lesioni della corteccia orbitale.
EMOZIONI: DIFFERENZE EMISFERICHE
Diverse ricerche hanno messo in evidenza una superiorità dell’emisfero destro nella generazione delle componenti vegetative legate agli stati emotivi, come le variazioni di conduttanza cutanea e la frequenza cardiaca, e nel concomitante vissuto soggettivo di tali stati e ciò vale sia per le emozioni negative che per quelle positive.
Riguardo alle componenti vegetative ad esempio, è emersa una diminuzione delle risposte vegetative agli stimoli emotigeni nei pazienti cerebrolesi destri, e un aumento di attivazione in soggetti normali sottoposti alla visione lateralizzata di film ad alta valenza emotiva presentati all’emisfero destro. Questi ultimi riferiscono anche un’esperienza emozionale più intensa.
In un esperimento ad esempio i soggetti normali e i cerebrolesi sinistri tendevano a distogliere lo sguardo dallo schermo durante le scene cruente, con un aumento della frequenza cardiaca, mentre i cerebrolesi destri sembravano indifferenti e mostravano una variazione della frequenza cardiaca assai modesta.
Infine, per quanto riguarda la capacità di comprensione e di espressione emozionale, facciale e verbale, non sono state riscontrate differenze emisferiche.
DIFFERENZE EMISFERICHE NELL’ESPRESSIVITA’ EMOZIONALE
Diverse ricerche sembrano supportare l'ipotesi in base alla quale l'emisfero sinistro giochi un ruolo predominante nel controllo delle emozioni, mentre l'emisfero destro nelle risposte vegetative e nel vissuto soggettivo.
Sì è osservato ad esempio che, lesioni dell'emisfero sinistro anteriore, determinano un eccesso di reattività emozionale e un aumento della risposta vegetativa agli stimoli emotigeni.
La maggior parte delle ricerche ha evidenziato una maggiore espressività dell’emivolto sinistro per ogni tipo di emozioni. Tuttavia da alcuni studi è emerso che l’emivolto sinistro presenti una maggiore espressività, rispetto al destro, per le emozioni negative mentre per quelle positive non vi sarebbe differenza.
Tipicamente tale fenomeno viene spiegato attraverso l'ipotesi di una diversa specializzazione dei due emisferi cerebrali per le emozioni positive e quelle negative, ipotesi quest'ultima confutata da diverse ricerche.
Un’altra ipotesi è che l'emisfero sinistro, rispetto al destro, svolga una maggiore funzione di controllo inibitorio sull’espressione delle emozioni negative, che spesso si tende a celare per questioni sociali; tale inibizione non è necessaria per le espressioni emotive positive, che solitamente sono socialmente ben accolte.
EMISFERO DESTRO E SINISTRO: DIFFERENZE FUNZIONALI
Diverse osservazioni sembrano sostenere l'ipotesi in base alla quale i due emisferi cerebrali svolgano un ruolo complementare nelle condotte emozionali.
Sembra infatti che l'emisfero destro sia maggiormente specializzato nell'elaborazione spontanea delle emozioni mediando, oltre che le risposte vegetative, anche il loro vissuto soggettivo. L'emisfero sinistro invece sembra maggiormente implicato nel controllo intenzionale delle espressioni emotive.
Vediamo dunque che l'emisfero destro mantiene le caratteristiche di reattività immediata e spontanea di elaborazione delle emozioni, tipiche delle strutture sottocorticali del sistema limbico, e cioè di strutture filogeneticamente più antiche e presenti anche in specie animali meno evolute. L'emisfero sinistro invece, svolgendo una funzione di controllo volontario e intenzionale delle espressioni emotive, mostra caratteristiche di elaborazione delle emozioni tipicamente attribuite alle regioni cerebrali filogeneticamente più recenti, e cioè la neocorteccia.
La superiorità dell'emisfero sinistro in questa ed altre funzioni di controllo, come ad esempio l'orientamento intenzionale dell'attenzione e la programmazione del comportamento, potrebbe essere legata proprio all'emergenza, in questo emisfero, delle aree del linguaggio, strutture corticali filogeneticamente più recenti che mediano una funzione determinante nell'uomo in tutti i processi di pensiero più complessi.
DISTURBI EMOZIONALI NEI CEREBROLESI
È noto che i fattori responsabili dei disturbi emozionali spesso riscontrati nei pazienti cerebrolesi, possono essere dovuti sia al danno delle strutture nervose che mediano l’elaborazione delle condotte emotive, che a fattori psicologici e psicosociali.
Nel primo caso solitamente le lesioni interessano il sistema limbico, le aree frontali dell'emisfero destro per quanto riguarda l'espressione spontanea delle emozioni e le aree frontali dell'emisfero sinistro per quanto riguarda il controllo dell'espressione emotiva.
Certamente è necessario, anche in questi casi, considerare l'interazione fra fattori biologici e psicologici, questi ultimi legati alla situazione drammatica che i pazienti cerebrolesi devono affrontare. Tale situazione che può dare origine a reazioni depressive di varia intensità.
Riguardo ai fattori psicosociali, ci si riferisce alle ripercussioni che i deficit legati alla lesione hanno sul lavoro e sul mondo relazionale del paziente.
REAZIONE CATASTROFICA ED INDIFERENZA
Diversi autori, utilizzando la tecnica dell'inattivazione dell'emisfero destro e sinistro attraverso iniezioni di amytal sodico nella carotide destra o sinistra, hanno rilevato rispettivamente reazioni di tipo depressivo-catastrofiche e reazioni euforiche.
Ciò portò ad ipotizzare una specializzazione emisferica per le emozioni negative e quelle positive, ipotesi che tuttavia non ha ricevuto sufficienti conferme.
Secondo le osservazioni cliniche condotte da Gainotti su pazienti con lesioni emisferiche unilaterali, è più adeguato fare una distinzione tra reazione catastrofica osservabile in pazienti con lesioni all'emisfero sinistro, in particolare nei casi gravi afasia di Broca, e di comportamento inappropriato di indifferenza nel caso di lesioni all'emisfero destro. La reazione emotiva catastrofica dei primi infatti può essere legata alla consapevolezza del paziente di una condizione effettivamente drammatica, tale da giustificare una simile reazione emotiva. Quando invece è l'emisfero destro ad essere compromesso, quella reazione catastrofica appropriata alla situazione drammatica del paziente, è assente.
L'emisfero destro dunque svolge un ruolo cruciale e significativamente superiore all'emisfero sinistro nell'elaborazione delle condotte emotive.
EMOZIONI: MODELLO DI JOHNSON-LAIRD
Secondo il modello computazionale ed evoluzionistico di Johnson-Laird e Oatley, le interazioni tra organismo e ambiente sono mediate da due sistemi operativi che analizzano le informazioni, elaborano le risposte appropriate e sono in grado di apprendere nuove associazioni tra gli stimoli e il loro significato emotivo e cognitivo.
Il sistema emozionale, è filogeneticamente più primitivo ed è in grado di determinare risposte comportamentali rapide e automatiche attraverso l'attuazione di schemi di azione parzialmente innati in risposta a un numero ristretto di stimoli che hanno una particolare rilevanza sul piano della sopravvivenza. Tale sistema è in grado di attuare un tipo di apprendimento condizionato, automatico e inconsapevole.
Il sistema cognitivo, filogeneticamente più recente, è più complesso e preposto all’analisi più dettagliata e approfondita degli stimoli in entrata; esso è in grado di rispondere alle situazioni ambientali con schemi di azione più plastici e complessi che però comportano un tempo di risposta più lungo. Si basa su un apprendimento controllato e consapevole.
EMOZIONI: MODELLO DI LEVENTHAL
Leventhal ha ideato un modello teorico evolutivo per spiegare come le emozioni complesse, quali ad esempio la nostalgia, il rimorso, l'invidia ecc., possano derivare dalla combinazione ed interazione tra le emozioni primarie.
Tale modello prevede tre fasi attraverso le quali il sistema emozionale diventa sempre più interconnesso e quindi modulato dal sistema cognitivo:
– Livello sensori-motore: consiste in un insieme di programmi di attivazione vegetativa e programmi motori ed espressivi universali ed innati, che vengono attivati da un certo numero di stimoli ambientali. Le reazioni emotive basate su questi programmi agiscono in modo diretto solo nei primi stadi dello sviluppo. Esse hanno la funzione sia di rispondere allo stimolo ambientale che la funzione comunicativa finalizzata a coinvolgere le persone affettivamente significative, che possono contribuire ad affrontare efficacemente la situazione stimolo.
– Livello schematico: in esso le reazioni emotive e i relativi programmi sensori-motori vengono associati, attraverso un processo di condizionamento, alle varie situazioni in base all'esperienza soggettiva. Tali schemi differiscono da individuo a individuo.
– Livello concettuale: è caratterizzato da un tipo di apprendimento del significato delle emozioni consapevole e non automatico e mediato da processi cognitivi e non dal condizionamento: Tale elaborazione consente di memorizzare la nozione astratta delle emozioni, delle situazioni associate e dei tipi di risposta più adeguati e non si accompagna al vissuto dell'emozione.
CIRCUITO DI PAPEZ
Schematicamente Papez ipotizzò il seguente circuito ritenuto alla base dell’esperienza emotiva: Formazione ippocampica + fornice + corpi mammillari + nucleo talamico anteriore + circonvoluzione del cingolo + formazione ippocampica.
Papez ipotizzò che l'ipotalamo mediasse l'attribuzione di un valore emozionale agli stimoli e le risposte vegetative ed espressivo-motorie corrispondenti.
La corteccia cingolata invece costituirebbe la componente corticale del circuito che media l'elaborazione dell'esperienza soggettiva delle emozioni.
L'ipotalamo inoltre attribuirebbe un valore emozionale agli stimoli provenienti da due vie: la prima via (corticale) originerebbe nelle aree corticali di proiezione e di associazione sensoriale dove le informazioni subiscono un'elaborazione complessa; la seconda via (sottocorticale) originerebbe direttamente nei nuclei di relay del talamo e trasmetterebbe dati grezzi, non elaborati corticalmente.
Quest’ultima ipotesi è stata recentemente confermata da diversi autori tra cui LeDoux, che ha individuato vie sottocorticali che dai nuclei di relay del talamo proiettano direttamente all’ipotalamo e all'amigdala.
AMIGDALA ED EMOZIONI
Da un certo numero di ricerche sperimentali e di osservazioni cliniche sembra che l'amigdala, e non l'ipotalamo come suggerito da Papez, svolga un ruolo centrale nell’apprendimento del significato emozionale degli stimoli.
Le Doux ad esempio, utilizzando il metodo del condizionamento alla paura, ha dimostrato che tale risposta emotiva è mediata dalle connessioni dirette tra CGL e amigdala e non da quelle tra corteccia temporale e amigdala la cui rescissione non compromette la risposta e l'apprendimento emotivo.
Recenti ricerche inoltre hanno evidenziato che, dopo il condizionamento, la risposta delle singole cellule dell'amigdala allo stimolo condizionato aumentava. Inoltre il condizionamento aveva dato origine al consolidamento di nuove interconnessioni tra i neuroni dell’amigdala coinvolti nella stimolazione tali che l’attivazione di alcuni neuroni era in grado di provocare l’attivazione dell’intera assemblea il cui output costituiva la RC.
VIA CORTICALE E SOTTOCORTICALE: LE DUE VIE VERSO L’AMIGDALA
Secondo Le Doux lo stimolo sensoriale in ingresso segue due tipi di strade prima di giungere all’amigdala:
Una collega direttamente il CGL all’amigdala: questa via fornisce una rappresentazione rozza e imprecisa degli stimoli in ingresso che però consente di rispondere a stimoli potenzialmente pericolosi in modo rapido ed automatico, ancor prima di esserne consapevoli, il che può dimostrarsi vitale in certe condizioni di pericolo.
L'altra via è indiretta e collega il CGL con la corteccia temporale che a sua volta proietta all’Amigdala: questo percorso permette un’elaborazione più fine e precisa dello stimolo e quindi una valutazione più completa del grado di effettiva pericolosità dello stimolo. Tale operazione però richiede più tempo (circa il doppio).