COGNITIVISMO E PERCEZIONE
Secondo l’approccio cognitivista l’informazione viene elaborata secondo modalità diverse:
riconoscimento di configurazione, riconoscimento di oggetti, etc.
Vediamo in cosa consistono tali modalità di elaborazione dell’informazione.
Riconoscimento di configurazione: Teorie
- Modello del Confronto di sagome
Secondo le teorie del riconoscimento, il soggetto può riconoscere l’oggetto grazie al processo di appaiamento (matching) e cioè al confronto tra la rappresentazione dell’oggetto percepito e la rappresentazione in memoria di tale oggetto.
Ciò è quanto sostenuto dal modello del confronto delle sagome, in base al quale in memoria abbiamo, per ogni oggetto o forma, una rappresentazione o sagoma corrispondente ad essi, che ci consente di riconoscere l’oggetto percepito grazie all’appaiamento.
Tale teoria però e stata presto abbandonata perché dovremmo avere in memoria una immensa mole di rappresentazioni non solo dei singoli oggetti e forme ma anche delle infinite forme che essi possono assumere a seconda della posizione, della grandezza ed anche del tipo come nel caso delle lettere dell’alfabeto che possono assumere innumerevoli forme, a seconda del tipo di carattere scelto.
- Teoria dei Prototipi
In base al modello dei prototipi noi riconosciamo l’oggetto percepito in base al confronto della sua rappresentazione mentale con quella del prototipo. Questo è una rappresentazione costituita da un insieme di caratteristiche che sintetizzano tutte le varianti o forme di quell’oggetto.
Tale concetto è molto vicino a quello di categoria, per cui la rappresentazione dell’oggetto percepito viene identificata in base alla categoria di oggetti già presente in memoria in cui può essere inserita.
- Teoria dell’Analisi di caratteristiche (o Pandemonium)
Nel modello del Pandemonium il riconoscimento dell’oggetto (configurazioni) è garantito da un sistema che utilizza l’analisi delle caratteristiche invarianti dell’oggetto, e cioè quelle che non cambiano anche se l’oggetto viene spostato (ruotato, invertito ecc.).
Vi sono dei demoni o neuroni che rispondono selettivamente a determinate caratteristiche dello stimolo e che consentono, al livello superiore dei demoni cognitivi, il riconoscimento dell’oggetto. Così oggetti simili o in diverse posizioni, possono essere riconosciuti grazie alle loro caratteristiche invarianti, e non perché vi siano in memoria le rappresentazioni di tutti gli oggetti.
Questa teoria trovò appoggio sui dati di ricerche neurofisiologiche (Hubel e Wiesel) riguardo i neuroni della corteccia visiva selettivamente eccitabili da determinati stimoli, come le linee di una certa inclinazione angolare.
Tale teoria però non tiene conto dell’influenza, nel riconoscimento di configurazioni, delle aspettative e del contesto, nonché delle relazioni tra le caratteristiche.
RICONOSCIMENTO DI OGGETTI – Teorie
- Teoria dell’ Identificazione per componenti
Secondo questa teoria l’oggetto è visto come un insieme di elementi semplici tra i quali esiste una certa relazione.
Secondo Biederman qualunque oggetto è composto da particolari configurazioni di figure semplici tridimensionali chiamate geomi. Il riconoscimento dell’oggetto dipende in massima parte dalla definizione dei suoi contorni.
- Teoria Computazionale di Marr
Secondo Marr il processo di riconoscimento degli oggetti è scomponibile in tre fasi.
Nelle prime due fasi si svolgono processi strettamente percettivi. Si ha dapprima la formazione dell’abbozzo primario, che è una rappresentazione primaria che si fonda sulle differenze di luminosità interpretate dal cervello come bordi, contorni e spigoli. Poi si passa ad una rappresentazione in 2 ½ - D che tiene conto anche delle sfumature e della disparità binoculare dando una parziale tridimensionalità all’oggetto, solo dal punto di vista dell’osservatore.
Poi c’è la terza trasformazione che porta ad una rappresentazione in 3D, in cui la percezione presenta la caratteristica della costanza di forma, per cui l’oggetto mantiene le sue caratteristiche da qualsiasi punto di osservazione.
Mentre le prime due rappresentazioni sono indipendenti da ogni conoscenza pregressa, la rappresentazione 3D può essere usata per il riconoscimento basato su conoscenze pregresse (top-down).
Un punto di forza è che tale teoria è in accordo con le attuali conoscenze neurofisiologiche e neuropsicologiche sulla visione.
- Riconoscimento di facce
Da alcuni studi neuropsicologici risulta che nella corteccia temporale inferiore vi sono neuroni che rispondono alle variazioni negative dell’espressione facciale.
Studi clinici hanno messo in rilievo che certe lesioni provocano difficoltà a riconoscere volti familiari e si ritiene pure che i volti familiari e non-familiari siano sottoposti a diversi processi di elaborazione.
Sintesi delle teorie
Abbiamo fatto un tentativo di composizione di varie teorie per spiegare l’elaborazione dell’informazione a partire dalla trasduzione dello stimolo sensoriale al riconoscimento dell’oggetto.
Possiamo dire dunque che subito dopo la trasduzione organizziamo gli input sensoriali seguendo leggi che sono espressione di meccanismi innati, come proposto dai gestaltisti. A questo livello vengono (innatamente) definiti i contorni e le linee dando un primo significato alle informazioni. Questa prima rappresentazione dell’oggetto è quindi un insieme di caratteristiche che giunge nella memoria sensoriale. Qui avviene il riconoscimento della configurazione e, nella memoria a breve termine, vi è l’identificazione della configurazione.