DISTURBI DI COMPRENSIONE
- DISTURBI UDITIVI CENTRALI
Per disturbo uditivo centrale si intende genericamente un deficit nell’elaborazione degli stimoli acustici dovuti ad un danno a carico della corteccia temporale che include la sordità corticale, che consiste nell'incapacità di elaborare sia i suoni linguistici che quelli non linguistici, la sordità verbale pura o agnosia acustica verbale che consiste in un deficit nel riconoscimento di suoni verbali e l'agnosia acustica che consiste in un deficit nel riconoscimento di suoni non verbali significativi.
Riguardo alla localizzazione anatomica di tali disturbi, è noto che le fibre del CGM (corpo genicolato mediale) del talamo proiettano, oltre che all'area uditiva primaria, anche ai due terzi posteriori della circonvoluzione temporale superiore e agli opercoli frontali e parietali.
Una sordità corticale persistente si produrrà solo in seguito ad una lesione bilaterale di tutte le fibre che connettono la corteccia con il CGM.
- Teorie sulla comprensione del linguaggio
Secondo Tallal e coll. alla base dei disturbi della comprensione del linguaggio può essere un deficit di percezione delle caratteristiche fisiche dello stimolo acustico consistente in una difficoltà selettiva di percepire variazioni molto rapide di stimoli acustici sia verbali che non verbali. Tale deficit genererebbe dalla difficoltà nella percezione dei contrasti fonetici dovuti alle rapide transizioni delle formanti.
Secondo altri autori la sordità corticale è dovuta a un deficit sia della discriminazione di intensità che della capacità di percepire l'ordine di presentazione di serie di stimoli acustici.
Queste ed altre ricerche evidenziano il fatto che la sordità corticale non presuppone necessariamente una disconnessione anatomica tra la corteccia acustica e le vie sensoriali; ciò è supportato anche dagli studi con potenziali evocati da cui risulta che alcuni pazienti con sordità corticale e sordità verbale presentano una compromissione totale o parziale solo delle componenti tardive come la P300.
- DISTURBI A LIVELLO ACUSTICO-FONEMICO
Secondo Blumstein la capacità di usare informazioni fonologiche in modo tale da identificare un fonema, è preceduta da uno stadio in cui dall'informazione sensoriale acustica vengono estratte tutte quelle caratteristiche percettive necessarie per il processo di categorizzazione.
L'autore dunque distinse due tipi di deficit:
- Deficit Prefonemico, il più frequente, determinato da una lesione temporale bilaterale.
- Deficit Fonemico, determinato da una lesione temporale sinistra unilaterale, collocato ad un livello di elaborazione superiore e caratterizzato da una selettiva incapacità a identificare i suoni linguistici.
Per quanto riguarda i disturbi a livello acustico-fonemico, da diverse ricerche è emerso che un gran numero di pazienti afasici presenta una ridotta capacità di discriminazione tra fonemi, soprattutto nella fase acuta. In particolare, coppie di fonemi che differiscono per un solo tratto distintivo, sono più difficili da discriminare rispetto a coppie che differiscono per più di un tratto. Inoltre le vocali sono più facili da discriminare rispetto alle consonanti, probabilmente a causa delle caratteristiche fisiche che contraddistinguono i due tipi di stimolo, essendo le vocali caratterizzate da uno stato stazionario mentre le consonanti da più rapide transizioni tra formanti.
- AGNOSIA ACUSTICA o FONOAGNOSIA
L’agnosia acustica consiste nell'incapacità di associare il suono percepito con l’oggetto che tipicamente lo produce.
È importante fare la distinzione tra questo disturbo e i disturbi della denominazione di oggetti percepiti in modalità uditiva; in quest'ultimo caso infatti il paziente riesce ad associare il suono percepito con l’oggetto che lo produce, ma non riesce ad associare la rappresentazione di tale oggetto al suo nome.
In generale sono stati descritti sia casi di disturbi generalizzati nel riconoscimento di suoni che deficit selettivi come l'incapacità di riconoscere la voce umana o fonoagnosia e di versi animali.
Nella maggior parte dei casi la lesione coinvolge bilateralmente la corteccia temporale, e in alcuni casi soltanto quella destra.
TEORIA DI LURIA
Secondo Luria il deficit di comprensione del linguaggio alla base dell'afasia sensoriale è dovuto ad una perdita dell'udito fonemico; i pazienti cioè non riescono a distinguere tra suoni linguistici fonologicamente simili.
Tuttavia, dalle ricerche condotte successivamente, sono emersi risultati contraddittori; ad esempio, secondo alcuni, i deficit dell’elaborazione fonemica possono essere responsabili della ridotta capacità di comprensione del linguaggio; secondo altri invece vi sarebbe solo una debole correlazione tra la capacità di discriminare i fonemi e la comprensione del linguaggio orale.
Da una ricerca di Pizzamiglio e collaboratori è anche emerso che non vi sono significative differenze tra le afasie di Wernicke e Broca per quanto riguarda la capacità di riconoscimento fonemico.
TEORIA DI BLUMSTEIN
Secondo Blumstein la mancata correlazione fra deficit fonologici e deficit di comprensione uditiva può essere dovuta al fatto che, in condizioni naturali, l'eventuale influenza di un deficit fonemico si rileva solo con frasi di una certa lunghezza e complessità per cui un'indagine che si basi solo sulla percezione di fonemi isolati non è in grado di render conto dell'effettiva competenza fonologica; inoltre, la comprensione del linguaggio verbale dipende anche dalla capacità di associare la rappresentazione acustica al significato. Duesti autori dunque ipotizzano che l'elaborazione fonologica sia strettamente legata all'elaborazione semantica.