AGGRESSIVITA' NELL'INFANZIA
Sin dalla nascita il bambino è in grado di manifestare in modo più o meno aggressivo il suo dispiacere o la sua collera per l’assenza dell’oggetto desiderato e la sua naturale intolleranza alla frustrazione; la rabbia può essere all’origine di forte agitazione e grida.
Tuttavia le prime condotte aggressive compaiono verso i 2-3 anni e si possono manifestare con grida, calci, graffi e morsi; normalmente verso i 4 anni il bambino manifesta la sua aggressività verbalmente e non più con gesti.
- AGUZZINO FAMILIARE - EVITAMENTO LIEVE O TOTALE
A volte le condotte aggressive si prolungano anche dopo i 4 anni; è il caso dell’aguzzino familiare, un bambino che comanda la sua famiglia sotto il ricatto di comportamenti reattivi eccessivamente aggressivi. Questi bambini non riescono a tollerare ritardi nel soddisfacimento delle loro richieste.
L’educazione quì svolge un ruolo molto importante visto che spesso tale comportamento è favorito da genitori che per qualche ragione non pongono dei limiti a tali condotte; questo tipo di condotta può persistere sino alla preadolescenza e di solito è alla base di psicopatie future, soprattutto se l’intolleranza alla frustrazione e i comportamenti aggressivi si allargano all’ambiente extrafamiliare.
All’opposto troviamo condotte di evitamento lieve o totale di situazioni aggressive; ciò seguendo la Klein può essere dovuto ad una proiezione di fantasmi distruttivi interni vissuti come reale pericolo per cui il bambino ha paura della propria e altrui distruttività.
- CONDOTTE AUTOAGGRESSIVE
Non di rado bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 2 anni manifestino condotte autoaggressive come graffi, morsi e colpi al proprio corpo; forse la causa risiede nel fatto che a quest’età il bimbo non distingue bene i propri confini corporei. Verso i due anni normalmente tali condotte lasciano il posto alle condotte eteroaggressive.
Nel caso delle encefalopatie gravi, delle psicosi precoci, degli stati abbandonici e delle gravi carenze affettive, non è possibile stabilire la causa delle condotte autoaggressive spesso osservate. Si ipotizza che esse possano avere diversi significati: reazione alla frustrazione, segnale di richiamo e comportamento autostimolante.
Tra le condotte autoggressive il suicidio è riscontrabile, oltre che in età adolescenziale, anche in età infantile, tanto che circa il 10% di tentativi di suicidio riguarda bambini al di sotto dei 12 anni; quanto più il bambino è piccolo tanto più il mezzo utilizzato è violento e brutale.
Spesso il contesto familiare di questi bambini è sfavorevole sia a livello socio-economico che a livello affettivo trattandosi spesso di bambini che hanno sofferto per violenze fisiche, lutti, malattie croniche e separazione dei genitori. Solitamente a motivare il gesto è una situazione di sofferenza psichica percepita dal bambino come intollerabile e spesso causata da situazioni reali difficili: si tratta di stati depressivi spesso legati a dinamiche familiari sfavorevoli.