COMPORTAMENTISMO O BEHAVIORISMO - WATSON


 Con la pubblicazione nel 1913 dell’ articolo-manifesto di J.B. Watson intitolatoLa psicologia secondo i comportamentisti, nasce ufficialmente il comportamentismo.

Nell’articolo Watson attribuisce la crisi della psicologia al fatto che fino ad allora si era posta come oggetto di studio i fenomeni della coscienza sui quali non può essere applicato il metodo sperimentale – quantitativo considerato più scientifico del metodo introspezionista e di quello clinico.

L’unico oggetto di studio di una psicologia scientifica è il comportamento manifesto, inteso come l’insieme di reazioni dell’organismo umano/animale direttamente osservabili, ossia reazioni muscolari e ghiandolari. Queste reazioni vengono descritte in termini di associazioni tra stimolo e risposta.

Tutti i concetti mentalistici come sentimenti, immaginazione, motivazioni ecc., vengono rigorosamente banditi poiché non sono direttamente osservabili.

Secondo Watson le emozioni sono risposte a situazioni stimolo di vario genere. Egli postula l’esistenza di tre risposte emozionali non apprese - paura, rabbia, amore – che, tramite il condizionamento, e cioè l’associazione tra uno stimolo e la risposta non appresa, vengono associate a determinate situazioni stimolo. Quindi provare paura di fronte ad un certo stimolo fa sì che ogni volta che ci si trova di fronte a quello stimolo si prova paura.

Il pensiero è ridotto ad un comportamento motorio implicito, cioè ad un linguaggio subvocale corrispondente ad una sorta di colloquio silenzioso con se stessi; il pensiero è prodotto dalla laringe. Riguardo l'oggetto di studio Watson si appoggia al realismo materialistico, ed al meccanicismo.

Il primo è la concezione filosofica secondo cui il mondo fisico esiste indipendentemente dalla capacità di conoscenza del soggetto che conosce.

Il meccanicismo è la dottrina secondo la quale tutti i fenomeni sono prodotti da cause necessarie.

 

 

 

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